Ancora grattacapi per il gruppo di criptovalute Digital Currency Group (DCG) e il suo CEO Barry Silbert. Un gruppo di creditori statunitensi ha avviato una causa contro la controllata Genesis, che ha recentemente dovuto dichiarare bancarotta.
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Creditori in azione
Secondo il comunicato stampa, Genesis avrebbe violato le leggi federali sui titoli. Le accuse provengono dallo studio legale Silver Golub & Teitell (SGT), che ha avviato questo procedimento per conto di diversi individui e aziende.
Questi hanno dato a Genesis criptovalute come il bitcoin per ricavarne un rendimento e Genesis non ha ancora restituito queste monete. È questo l’importo in gioco. I creditori sostengono ora che Genesis ha agito in violazione delle leggi statunitensi sui titoli. In particolare, hanno stipulato un contratto di prestito non autorizzato con una garanzia come collaterale. Inoltre accusano Genesis di aver rilasciato dichiarazioni false e fuorvianti.
DCG, fondata nel 2015 nel Connecticut, funge da portabandiera per numerose attività come il gestore patrimoniale Grayscale Investments, la società mineraria Foundry e la società di media Coindesk. L’amministratore delegato Barry Silbert detiene una quota del 40% della società ed è presidente del consiglio di amministrazione. Lunedì scorso si è tenuta la prima udienza fallimentare dopo che la società aveva presentato istanza di fallimento il 19 gennaio.
Gemini
Gemini è uno dei maggiori creditori di Genesis, che avrebbe chiesto circa 900 milioni di dollari a 340.000 clienti Gemini. Anche loro hanno minacciato di fare causa, ma finora non si è arrivati a tanto. Anche l’olandese Bitvavo è ancora in trattativa con DCG, ma non ha ancora trovato un accordo per i 280 milioni di euro che aveva depositato presso Genesis.