Bitmain tecnologies Ltd. vede in questi giorni un cambio al vertice. Cambio che non giunge inaspettato dal momento che, negli ultimi anni, i fondatori Jihan Wu e Micree Zhan si sono dati battaglia a più riprese.
La società, con sede a Pechino, attiva nel settore del mining di bitcoin, ha visto negli ultimi due anni i due fondatori competere aspramente per la leadership. Competizione che sembra ormai finalmente terminata: il 26 gennaio, infatti, Jihan Wu ha lasciato la presidenza e l’incarico di CEO di Bitmain. Lo stesso giorno, con un messaggio criptato, ha annunciato su Twitter ai suoi numerosi follower la decisione di rassegnare le proprie dimissioni. Il messaggio: “Mi sono dimesso da CEO e presidente di Bitmain a partire da oggi” era seguito dall’affermazione che il divorzio da Zhan e da Bitmain è stato amichevole e costruttivo.
Insomma, sembra che finalmente in casa Bitmain si sia finalmente trovato un accordo soddisfacente per entrambi i fondatori.
Un accordo economico importante
Questa decisione, giunta dopo un lungo periodo di screzi tra i due fondatori, non lascia Jihan Wu a mani vuote.
L’accordo economico alla base delle sue dimissioni si prospetta come estremamente interessante. Secondo l’accordo, infatti, Zhan ha rilevato da Wu e da altri azionisti di minoranza metà delle azioni Bitmain per un valore di 600 milioni di dollari. Cifra che Zhan dichiara di ottenere in parte (400 milioni di dollari) da un prestito da parte di Bitmain stessa.
A detta di Wu, le finanze di Bitmain erano e rimarranno solide e non saranno minimamente influenzate dal prestito elargito a Zhan.
Ma non solo: l’accordo di divorzio prevede che Bitdeer, il servizio di Cloud Mining facente capo a Bitmain, venga scorporato e che Wu ne divenga presidente. Per quanto riguarda Zhan, invece, assumerà la presidenza di Antpool, altro servizio di cryptomining, non appena questo diventerà una società indipendente.
Storia di una lotta senza quartiere
La lunga lotta che ha portato a questo costoso divorzio è iniziata nel 2019. Wu, allora presidente e CEO del colosso di cryptomining, ha forzato Zhan, allora maggiore azionista dell’azienda, ad uscire da Bitmain.
In seguito, Bitmain ha pubblicamente affermato che Zhan non aveva i titoli per fungere da legale rappresentante dell’azienda. Ha inoltre pubblicato i report delle azioni legali intraprese contro Zhan.
La risposta di Zhan non si era fatta attendere e il co-fondatore aveva intrapreso azioni legali contro Bitmain per riconquistarne la leadership. Le accuse, anche personali, non si sono risparmiate. Zhan ha infatti sostenuto a più riprese che Wu avrebbe diffuso voci false. Avrebbe, inoltre, rubato una copia cartacea della licenza commerciale di Zhan e occultato i beni di Bitmain. Ma non solo: si dice che Zhan a maggio 2019, con un manipolo di bodyguard a lui fedeli, avrebbe occupato la sede pechinese del gruppo.
Insomma, una lunga faida che ha rischiato di danneggiare severamente la società. Possiamo dire che il costoso epilogo sia un nuovo punto di partenza per entrambi i fondatori e abbia permesso agli investitori di tirare un sospiro di sollievo.